Queste sono alcune note di viaggio di Fabio Macchioni, ricercatore dell’Università di Pisa, che, in qualità di esperto in parassitologia, collabora a titolo volontario con Convenio de Salud, un’opera sociale della Chiesa Cattolica fondata da Padre francescano Tarcisio Trasatti e impegnata a realizzare interventi con il Ministero della Salute della Bolivia e il Vicariato locale di Cuevo. 

Convenio opera anche con il supporto di numerosi enti italiani, tra cui l’AOU Careggi, l’Associazione Amici del popolo Guaranì di Viareggio ed il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco.

È proprio nell’ambito di progetti di cooperazione sanitaria internazionale promossi dall’AOU Careggi e partecipati anche dal CMSR che Fabio ha compiuto numerosi viaggi a partire dal 2010, di cui vi restituiamo la testimonianza.

Un ricercatore alla ricerca del cuore

Sono un ricercatore a tempo indeterminato, parassitologo presso l’Università di Pisa. Il cosiddetto destino, fato o il caso mi hanno fatto incontrare la Bolivia nel 2010 quando per la prima volta riuscii a prendere quell’aereo per arrivare là con un progetto in collaborazione con le Università di Firenze e Roma e al Convenio de Salud di Camiri. Allora ero più giovane, pieno di energie e speranza. Ricordo che prima della partenza fantasticavo e mi immaginavo di tutto, ma mai avrei pensato che da quel giorno la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Ho continuato fino ad oggi a svolgere progetti e ricerche molto interessanti per monitorare e cercare di migliorare insieme alle popolazioni locali la loro difficile situazione sanitaria. Negli ultimi cinque anni, ad esempio, mi sono concentrato sulle parassitosi nei bambini di alcune comunità di Tarijca e Santa Cruz. Purtroppo per due anni la pandemia di Covid ha impedito i viaggi, ma finalmente lo scorso ottobre sono ripartito. Ma non è della parte scientifica che voglio parlarvi, ma di altro che accade in Bolivia, un po’ per magia, un po’ per qualcosa che non mi so spiegare. Quando una persona va in Bolivia per un determinato progetto, se apre il cuore, altre vie si snodano davanti al suo cammino, un po’ come lo sbocciare di più fiori, diversi gli uni dagli altri. 

Al mercato di Camiri un incontro.

Vorrei raccontarvi questo piccolo episodio al mercato di Camiri nel Chaco e di come gli incontri, se accolti, possono far nascere opportunità. Stavo facendo la spesa tra le urla delle donne che vendono e che ti chiamano per comprare, odore di carne e di frutta mischiati. Improvvisamente ho notato una suora accanto a me. Aveva un modo dolce e forte nello stesso tempo. Mi sono rivolto a lei in spagnolo, ma la sua risposta è stata in italiano. Ci siamo presentati. Lei è l’Hermana Grazia, sguardo vivace, cuore grandissimo e accento ormai indefinito. Mi racconta che da tantissimi anni vive lì e gestisce l’Hogar de los niños, un posto dove vengono accolti orfani o bambini allontanati da famiglie violente. Non aspetto un attimo che sono già in taxi con l’Hermana per andare all’Hogar.

Non sapevo cosa aspettarmi ed ero tra il pensieroso e l’entusiasta. Entriamo in un corridoio e un nuvolo di bambini sorridenti, con degli occhi vivacissimi pieni di amore e soprattutto di richiesta di amore ci vengono incontro abbracciandoci.

Non posso descrivervi l’emozione che ho provato in quel momento e la pena per quei piccoli con storie difficili in un’età che dovrebbe essere fatta solo di spensieratezza e felicità. L’Hermana mi racconta di traumi subiti, di maltrattamenti e violazioni. La mia mente correva velocissima per cercare di trovare delle soluzioni, per fare qualcosa, ma non riuscivo a pensare a nulla tranne che dare quei pochi dollari che avevo per il cibo.

Poi ho pensato ad una mia amica psicoterapeuta che utilizza la tecnica EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti. È un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 44 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici e le dipendenze. Ho pensato a questo punto di contattare la mia amica e Francesco Cosmi, amico e Coordinatore del Convenio de Salud, per cercare di fare qualcosa in futuro con questa tecnica e di fatto, oggi, stiamo valutando la possibilità di fare un progetto per poter aiutare quei bambini che hanno subito traumi e momenti difficili. 

Questa è la magia della Bolivia, da un incontro fortuito, anche facendo la spesa, le cose succedono e i fiori sbocciano.

Tembipe “discapacidados”

Vorrei farvi partecipi di questo momento in Bolivia. Un giorno non avevo stranamente molto da fare all’Hospital de Camiri in laboratorio. Avevo pensato di tornare nella mia cameretta presso l’Obispado (la Casa del Vescovo) dove Doña Aurora gestisce l’accoglienza per ospiti stranieri. Arrivo a casa e vedo seduta nella seggiolina sul terrazzo una piccola signora, minuta, dai capelli crespi e grigi, tirati indietro in piccolo ciuffo. Si volta lentamente ed io vengo subito colpito dalla bontà e dalla serenità di quello sguardo e da quel sorriso aperto, accogliente e delicato. Mi presento timidamente ed anche lei. Si chiama Rosanna, così si è presentata, non aveva l’abito, ma mi dice che è una francescana e che per un anno è stata direttrice dell’ospedale di Gutierrez. Mi racconta un po’ di cose e vengo subito trasportato in un mondo così affascinante, pieno di storie che rimango incantato, quasi ipnotizzato, ma si rompe l’incantesimo quando Francesco Cosmi la chiama per partire. Ho pensato tra me “chissà dove andranno..” ma al termine del mio pensiero ero già seduto in auto con loro diretto a Tembipe Gutierrez. Durante le due ore di tragitto capisco che stiamo andando in un posto dove vengono accolte persone con handicap motori, o problematiche intellettive. Arriviamo presso la struttura e subito ci viene incontro un ragazzo in carrozzella sorridente e felice di vederci, ci abbraccia e cerca di comunicare con i sorrisi e gesti. Visitando la struttura la cosa che vedemmo subito era l’assenza di letti: le persone dormivano in materassi arrangiati per terra. Ho pensato al mio letto e alla mia stanza in Italia che quasi ormai do per scontata. Continuando notammo che non c’erano scivoli e alcuni ragazzi in sedia a rotelle non potevano muoversi per la struttura, ma erano confinati solo in un’ala dell’edificio. Con l’Hermana Rosanna ci siamo guardati e senza proferire parola ci siamo subito capiti, il non verbale dopotutto è l’80% della comunicazione, soprattutto se c’è una buona sintonia tra le persone.  

Tornati in Italia abbiamo pensato di attivarci per raccogliere fondi con cui comprare i letti e fare le migliorie necessarie. Mi sento comunque veramente impotente di fronte a tutto questo e con il dubbio che tutto ciò che vorrei fare si possa realizzare. Io lo spero e confido nell’aiuto indispensabile del Convenio per gestire simili iniziative e rendere la vita di queste persone un po’ meno difficile.