Sara e Federica, due delle sei ragazze in Servizio Civile in Tanzania, ci raccontano del loro incontro incentrato sull’ igiene mestruale con 50 studentesse di Kondoa.

“Un giorno sei bambina, vai a scuola in autobus con le tue amichette e passi il pomeriggio a giocare in cortile spensierata e il giorno dopo hai paura di mettere piede fuori casa, non trascorri più il tuo tempo libero con gli amici non esci neanche per andare a scuola perché hai vergogna e non hai gli strumenti per poter affrontare una nuova difficoltà che l’adolescenza ti ha posto davanti. Ti sei svegliata pronta per gustare la colazione pre-scuola, sei andata in bagno e ti sei accorta che stai sanguinando. Ti chiedi cosa stia succedendo, ti senti malata, pensi che ci sia qualcosa che non va nel tuo corpo e finisci per rifugiarti in te stessa. Nessuno, neanche tua mamma, tua sorella, le tue insegnanti, qualche amica più grande ti avevano preparata a questo momento o semplicemente ti avevano parlato di CICLO MESTRUALE.

La realtà di tante piccole donne in Tanzania è costellata di ostacoli e l’igiene mestruale è uno dei più insidiosi. A quasi nessuna bambina in età fertile viene spiegato cosa sono le mestruazioni e quando si trovano ad affrontarle per la prima volta devono non solo fare i conti con una realtà che non conoscono ma, una volta capita la situazione, devono far fronte a tutte le difficoltà del caso. Inesistenza di assorbenti, o dove reperibili, come nelle città più grandi, a prezzi inaccessibili, assenza di bagni dedicati alle donne nelle scuole e nei luoghi pubblici, a volte anche senza porte, mancanza di acqua corrente e soprattutto tanti, troppi tabù che rendono misterioso e vergognoso un processo normale e naturale della vita delle donne.

Mettendosi a nudo raccontando le loro fragilità e difficoltà di donne Federica e Sara, civiliste a Dodoma, hanno provato ad abbattere il muro della vergogna con un pubblico di oltre 50 adolescenti, studentesse della scuola di Bukulu, nel distretto di Kondoa.

PARLARE” è stata la loro parola chiave e argomento cardine su cui è ruotato tutto il loro intervento, che non ha avuto la presunzione di essere una lezione scientifica, biologica né medica sul ciclo e sull’igiene mestruale, ma un dialogo tra donne che condividono le stesse difficoltà e paure e uno stimolo a conversare senza vergogna né tabù di questo argomento. A tutte nella vita è capitato di sentirsi in difficoltà ad esternare un aspetto che viene considerato ancora oggi estremamente privato e personale delle donne, ma sentire Federica e Sara condividere i propri disagi, dolori e vergogne ha spronato le ragazze ad aprirsi.  Josia ha raccontato di quanto dolore prova nel periodo dell’ovulazione, Glory ha elencato con estrema precisione tutti gli ostacoli che una ragazza col ciclo si trova ad affrontare nelle scuole (bagni misti, assenza di assorbenti, nessun cestino, mancanza di acqua pulita, poca educazione sull’argomento ecc.) e poi c’era lei, Lucy, che col viso imbronciato studiava la situazione con molta diffidenza finché il coraggio delle amiche nell’esporsi davanti a tutti l’ha aiutata ad abbattere i suoi timori e ad esternare le problematiche relative alla regolarità del suo ciclo mestruale negli ultimi mesi che non aveva raccontato prima d’ora a nessuno.

Raccogliere informazioni sulle difficoltà materiali delle ragazze e sull’inadeguatezza dei sistemi sanitari è stato importante per le nostre civiliste, ma fondamentale motivo d’orgoglio per loro è stato veder tramutarsi la diffidenza di Lucy  in apertura alla richiesta d’aiuto, la vergogna di  Glory, Josia e di tante altre studentesse in libertà di potersi esprimere e parlare senza tabù del loro essere donne.”

Federica Racioppi

Sara De Simone