Giulia, volontaria del Servizio Civile Universale in Tanzania, nell’articolo di oggi ci racconta la struttura del sistema scolastico tanzaniano e la sua esperienza con gli studenti a Mpanda.
In Tanzania la scuola dell’obbligo è quella primaria, che dura 7 anni. La scuola materna non è riconosciuta dallo Stato, ma nelle scuole private si può accedere alla Pre-School. Con canzoni, giochi, letture e disegni i bambini sono gradualmente esposti all’inglese, il pilastro fondamentale attorno al quale si svilupperà il loro percorso scolastico. Tra le primarie pubbliche e quelle private c’è un’importante differenza: nelle prime le lezioni sono interamente in swahili, le seconde utilizzano l’inglese.

Di conseguenza i ragazzi arrivano alla secondaria con una disomogenea conoscenza dell’inglese, che porta a rallentamenti nel programma. Per l’accesso alla scuola secondaria di livello ordinario, di 4 anni, c’è un esame nazionale alla fine della primaria. Dopodiché, per le statali, il Governo seleziona gli studenti in base alla loro performance. Altre opzioni sono le scuole private o quelle professionali di soli 2 anni. Dopo i primi 2 anni svolgono un esame che permetterà loro di passare al livello successivo, Form 3. Nel Form 4 li aspetta un nuovo ciclo di esami, nonché il lasciapassare agli ultimi due anni di secondaria di livello avanzato.

A questo punto scelgono tra 3 indirizzi: “Sciences” che include chimica, fisica, biologia, geografia e matematica; “Arts” con storia, geografia, letteratura inglese e swahili oppure “Economics, Commerce and Business”, ma l’accesso dipenderà dai voti ottenuti. Chi decide di passare direttamente all’università dopo il Form 4, dovrà iscriversi a due anni di “College” in cui affrontano nello specifico le materie inerenti al percorso universitario scelto.
Ho chiesto ad una studentessa del Form 4 di raccontarmi del suo percorso e di cosa accadrà nei prossimi mesi.
Gertrude è nata a Dodoma e per due anni ha frequentato la Pre-school. Ricorda le canzoni dell’alfabeto, il primo approccio ai numeri, la merenda a base di porridge. Rimaneva a scuola dalle 8 alle 12 e poi tornava a casa con la nonna. Arriva alla primaria pubblica a 7 anni e continua a vivere con la famiglia a pochi passi dalla scuola. Tutte le materie erano in swahili. A casa era aiutata dai genitori per l’inglese. In classe erano solo in 15 e un’insegnante era sufficiente. Durante il percorso qualche studente ha abbandonato la scuola o si è trasferito altrove. L’esame alla fine della primaria durava 3 giorni. I risultati uscivano dopo 3 mesi.
È stata selezionata da due scuole pubbliche ma ha rifiutato per andare in una privata a 10 ore di distanza dalla sua città natale, scelta sulla base dei voti degli studenti passati, visualizzabili online. Qui condivide la stanza con altre ragazze nel dormitorio e ha imparato a fare i lavori domestici in autonomia, a lavarsi i vestiti, pulire i propri spazi ed innaffiare l’orto. Tutti i giorni si sveglia alle 4 e alle 5 va in classe a ripassare le varie materie prima della messa, tutti i giorni alle 6. Alle 8 iniziano le lezioni. Il Giovedì pomeriggio organizzano dibattiti studenteschi, talvolta anche competizioni con altre scuole. Il Venerdì pomeriggio è dedicato agli sport: calcio, pallavolo o basket.

“La settimana degli esami” si ripete per quattro volte nell’arco di un anno: Marzo, Giugno, Settembre e Novembre e nel resto dell’anno non ci sono verifiche. Gli esami sono tutti scritti. Nella sua classe sono in 23 e all’inizio erano in 38. Chi ottiene un punteggio inferiore a 50 su 100 è costretto a ripetere l’anno. A Novembre avrà gli ultimi esami e a Luglio 2024 le verrà comunicato l’esito, il suo sogno è quello di entrare a farmacia o medicina. Mi spiega che prendere buoni voti è importante perché saranno quelli a determinare l’accesso o meno all’università dei propri sogni.
Se dovesse aggiungere qualcosa alla scuola che sta frequentando sarebbero dei laboratori di scienze e un’aula computer, mentre la cosa che l’ha aiutata maggiormente nella sua crescita personale è stata la convivenza con persone aventi background diversi tra loro perché tutti provenienti da diverse parti della Tanzania.